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esperienze di counseling, esperienze di vita
di Maria Letizia Giontella
dedicato ad Alessia, vittima del terremoto di Amatrice del 24 agosto 2016 "Alessia, sarai un Angelo bellissimo" di Mara Marietti
"... sono una tigre uscita dalla gabbia ..." di Anna Teresa Olivieri
"da sola in mezzo al freddo della morte" di Samir Nicastro |
"Da sola in mezzo al freddo della morte"
Grazie mio Caro, per aver fatto emergere una parte buia del mio passato, che era rimasta dentro di me…era il 30 settembre, lasciavo Torino, diluviava, mi parlavi di tua nonna e d’improvviso è venuta in mente la mia. Ti ho mandato a fanculo, nonna, quando ti sei aggravata, ti ho detto crepa e tu mi hai dato retta. Non ho versato una lacrima. Non volevo andare al tuo funerale, non ti ho salutata mentre eri dentro la bara perché mi sentivo libero. Sei morta e mi sono sentito sollevato e avrei voluto festeggiare, da allora non mi sono mai sentito così libero. Sei morta il giorno dei morti, non volevo venire in ospedale e quando mia madre mi ha avvisato che stavi per morire e mi sollecitava ad arrivare, io ho rallentato perché non volevo farmi stressare ulteriormente da te. Tutti ti hanno definita strega della peggior specie. Mia madre mi ha chiamato per dirmi che eri morta, in quel momento ero felice. Ho telefonato alla mia amica di sempre e le ho detto che ero felice, avevo voglia di stappare una bottiglia di spumante. Non tolleravo che ti si facesse la veglia in obitorio, io ti avrei lasciata lì, da sola in mezzo al freddo della morte. Non ho fatto neanche un minuto di veglia e tutti mi sembravano degli ipocriti, non ti sopportava nessuno. Soprattutto tutti sembravano compassionevoli verso tuo figlio, ipocriti! Era in carcere per quello che aveva fatto! Ho guardato molto male mia madre ti aveva comprato un mazzo di fiori. Ti vergognavi di farti chiamare con il nome di mio nonno, perché ti avrebbero riconosciuta come la madre di una ragazza che si è fatta mettere incinta da uno straniero. Mi hai rovinato un mio compleanno avevo dieci anni, non ti ringraziai subito per la macchina fotografica, ci fu una scenata terribile. Qualcosa è cambiato dalla tua morte ti ho sognato diverse volte, la prima volta mi urlavi dal profondo della terra. Ero arrabbiato, furioso con te, ma incominciai a soffrire per come mi ero comportato. Una notte ti ho risognata, ti ho chiesto di perdonarmi e mi hai sorriso. Ho sentito la tua presenza in maniera indistinta. Ti voglio bene Nonna! Mi chiamo Samir, significa in arabo “cosa molto preziosa”. Il mio nome lo ha scelto mio Padre.
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